Aumento laterale osseo del mandibolare posteriore
con sostituto osseo eterologo, scheggiature ossee autologhe e lamina corticale.
La scarsa disponibilità o mancanza di osso rappresenta spesso un problema per chi desidera riabilitare le arcate dentali con le moderne tecniche di implantologia.
Per poter inserire gli impianti, infatti, è necessario avere una base ossea sufficiente ad ancorare con efficacia le radici artificiali.
Il materiale che si usa per incrementare l’osso mancante può essere di tipo autologo, o eterologo:
- Innesto osseo autologo – Viene prelevato dal paziente stesso intra-oralmente nella zona del mento o dalla linea obliqua della mandibola.
- Innesto osseo eterologo – Ci si serve di biomateriali di origine bovina, suina o equina, che sono sostituti ossei naturali.
Nell’ultimo decennio è stato introdotto un nuovo materiale eterologo, la lamina corticale, che sfrutta la rigidità ma anche l’elasticità dell’osso stesso, ed essendo collagenata, si integra con l’osso circostante e viene a sua volta gradualmente sostituita con osso corticale neo-formato. In questo articolo metteremo in evidenza la capacità di questo biomateriale di integrarsi e fornire, in associazione con particolato osseo eterologo collagenato, un incremento volumetrico tridimensionale tale da favorire l’inserzione di impianti anche in siti particolarmente compromessi. La qualità oltre che la quantità di osso rigenerato coniugate all’uso di appropriati impianti con superficie e geometria performante, consentono poi una efficace soluzione all’edentulismo e il mantenimento dei volumi nel tempo.
Analisi del Caso
Paziente di anni 45 con edentulia parziale nella zona mandibolare inferiore sinistra conseguente all’estrazione traumatica degli elementi 35 e 36 in età scolare.
La paziente all’esame obiettivo dimostrava un ottima igiene orale. L’esame clinico della zona traumatizzata evidenziava una lesione di terza classe laddove il deficit osseo era caratterizzato da una deficienza nei tessuti duri e molli sia in senso orizzontale che in senso verticale. Risultava significativa anche la scarsa quantità di gengiva cheratinizzata a ricoprire la cresta residua, quantificabile in una banda larga non più di 2 mm.
Dall’esame tomografico e la ricostruzione 3D evidenzia una grave atrofia con riassorbimento orizzontale e verticale.
Progettazione ed Intervento
La progettazione chirurgica e protesica del caso prevedeva un intervento con tentativo di ampliare la cresta ossea residua sia in senso orizzontale che verticale per poter accomodare in completa sicurezza impianti della lunghezza di 8 mm.
In questo caso si decise di optare per un materiale che offrisse la possibilità di ricostruire il volume nelle due dimensioni dello spazio e richiedesse una sola fase chirurgica, la lamina corticale.
La lamina corticale è una membrana semirigida di osso corticale suino collagenato (Lamina OsteoBiol, Tecnoss, Giaveno, Italy) che offre nello stesso tempo rigidità e parziale flessibilità, stabilizzandosi con l’anatomia locale e favorendo la neoformazione ossa nello spazio che si viene a creare al di sotto di essa.
In questo caso, l’anatomia evidenziava quanto già visto nelle sezioni della CBCT, cioè una cresta assottigliata e appuntita con grave deiescenza vestibolare.
La lamina corticale in questo caso è prima stata adattata alla morfologia del difetto e quindi stabilizzata, per ricreare una anatomia più favorevole al posizionamento degli impianti. Sulla cresta residua sono poi state effettuate perforazioni della corticale e quindi la zona è stata innestata con Gen-Os (OsteoBiol, Tecnoss, Giaveno, Italy) , osso suino collagenato, idratato con fisiologica; infine è stata posizionata definitivamente la lamina a copertura dell’innesto per ricreare una nuova anatomia.
Questo agglomerato genera una base sulla quale la lamina corticale rappresenta il “coperchio” di protezione che favorisce la rigenerazione ossea, una volta inserita la lamina in posizione, l’aspetto della nuova cresta ossea si presenta incrementato fino a 8-9 mm. L’intervento viene completato con la perfetta chiusura dei lembi.
A sei mesi dall’intervento chirurgico la paziente venne sottoposta ad una nuova CBCT di controllo e questa evidenziò come i volumi stavano cambiando e l’osso innestato si stava mineralizzando al di sotto della lamina corticale.
A dodici mesi dal primo intervento si decise di intervenire per inserire nella zona due impianti come da progetto iniziale.
Conclusioni
In questo specifico caso si è dimostrato come la lamina corticale rappresenti una valida opzione terapeutica anche in situazioni cliniche particolarmente critiche. Evidenze istologiche e follow up dimostrano la stabilità dei risultati ottenuti con questa tecnica che rappresenta sicuramente una delle opzioni più affidabili e predicibili per il presente e il futuro delle ricostruzioni ossee complesse.
Decorso post Operatorio
Dopo l’intervento sentirò dolore?
Se l’intervento è stato ben pianificato, eseguito correttamente da mani esperte e si seguono le indicazione del chirurgo i disagi post-operatori si riassumono in:
- un lieve rigonfiamento del viso nella zona interessata
- un leggero sanguinamento nella zona dei punti di sutura nelle prime ore
- un dolore generalmente limitato alle poche ore successive alla chirurgia
- nella mandibola, in rari casi in prossimità del nervo alveolare inferiore, possono esserci leggeri formicolii al labbro, al mento e alla lingua che scompaiono lentamente.